La cultura al supermercato

Credo che la cultura di un Paese sia visibile davvero ovunque, anche nei luoghi che crediamo uguali ovunque andiamo, come nei supermercati. Fresca di una vacanza di una settimana in Austria vorrei fare qui un breve resoconto delle mie osservazioni vacanziere, ma prima devo fare una piccola precisazione.

Solitamente mi arrabbio quando gli stranieri vanno in vacanza in Italia due settimane in un paesino abitato perlopiù da pensionati e poi mi dicono: “Certo che voi italiani non lavorate proprio! Tutto il giorno al bar. Questa è la dolce vita”. Allo stesso modo evito come la peste i turisti italiani che dopo una settimana ad Amsterdam cercano di spiegarmi l’Olanda sul volo di ritorno. Di solito quando ne trovo uno seduto vicino a me fingo un attacco di narcolessia o mi nascondo dietro a un libro. Le mie osservazioni non pretendono di essere qualcosa di profondo e assoluto, perché solo un conoscitore di quei posti potrebbe farlo, e io scelgo le mete delle mie vacanze spinta solo da curiosità e dalla lettura di una guida turistica. Non aspettatevi una analisi della grande distribuzione di un certo Paese, perché in vacanza ho di meglio da fare che andare al supermercato. Prendete le mie osservazioni per ciò che sono: curiosità di una expat in vacanza.

Le dimensioni

Il primo aspetto che mi ha sempre colpita in un supermercato sono le dimensioni delle confezioni di certi prodotti. Per esempio, da appassionata di torte quando vivevo in Inghilterra apprezzavo molto i blocchi di burro da mezzo chilo in vendita al supermercato. Quando mi sono trasferita in Olanda ho notato bottiglie di olio per friggere da 3 litri, e ho pensato che questo Paese potesse avere molto da offrire dal punto di vista culinario.

Oltre alle dimensioni dei prodotti è molto indicativo lo spazio riservato su un certo scaffale e la varietà. Per fare un esempio, mi fa sempre sorridere l’enorme scelta di detergenti per l’ambiente disponibili per la massaia italiana che desidera sterminare il più piccolo batterio della sua casa perché la varietà di tipi diversi di candeggina in commercio nei Paesi nordici è decisamente minore. Si trovano invece molti prodotti per il bucato ma restano comunque alcune lacune, così anche se voi immaginate di trovare un turbinio di caciotte e salumi nelle valigie degli immigrati, ecco nella mia ci sono spesso sapone di marsiglia, buste di plastica e foglietti antitarme.

E infine, anche le dimensioni del supermercato vero e proprio sono totalmente diverse. Sia in Inghilterra che in Italia sono andata spesso in supermercati con una enorme quantità diversa di prodotti e così grandi da mettere a dura prova i piedi dei clienti. La prima reazione davanti a così tanta scelta è di entusiasmo, poi arriva la stanchezza e la frustrazione perché trovare cosa cerchiamo e uscire dal supermercato in tempi brevi è in certi casi davvero una sfida. Nei Paesi Bassi non ho mai trovato supermercati così grossi e forniti e sebbene fare la spesa sia molto più rapido, è anche incredibilmente più monotono.

Gente che fa cose

A volte le osservazioni di noi italiani all’estero sono curiose. Ecco cosa ha detto la settimana scorsa il mio compagno al ritorno da una visita in un supermercato austriaco: “Belli i supermermercati qui! C’è gente che fa cose! Che so… ci sono le commesse ai banchi della carne e del formaggio… tu chiedi e loro ti preparano cosa vuoi. E poi ci sono casse con commesse che ti parlano insieme, persone che parlano tra di loro! Bello”.

In Olanda non esistono commesse ai banchi perché ciò sarebbe poco efficiente: tutti i prodotti sono preconfezionati in vaschette imballate in abbondante plastica. Non ci sono quasi nemmeno più commesse alle casse perché queste sono quasi tutte automatiche. In questo modo c’è meno personale e grande rapidità, e il tutto è efficient (cioè permette di guadagnare di più). Negli ultimi anni le casse automatiche sono comparse pure nei negozi di prodotti per la cura della persona, poi nei cinema, e ora persino in farmacia è possibile ritirare i propri medicinali senza alcun tipo di interazione con il resto del mondo. Il bello è che ci sono poche code, il brutto è che tutto ciò è piuttosto arido. Ma questo è il punto di vista di una italiana nata in un Paese che con l’efficienza, per fortuna, ha poco a che fare.

Vive la France

Per molti anni la Francia non è stata presente nella lista dei Paesi che avrei voluto visitare. C’era mezzo mondo, ma la Francia no. La ragione era sciocca ma comprensibile: la mia prof di francese del liceo, che è riuscita con la sua arroganza e il suo bullismo a farmi odiare la Francia, la sua lingua e pure i suoi abitanti. Ma negli ultimi anni mi sono trovata a frequentarla molto, e ho capito che l’odio era davvero mal riposto perché c’è una ragione se i francesi sono spesso definiti nostri “cugini”. So che forse non vedete molta somiglianza perché abitate in Italia, ma la sottoscritta dopo 15 anni tra Inghilterra e Olanda non può fare a meno di sentirsi un pochino a casa in Francia pur non parlando bene la lingua.

Questa somiglianza è visibile persino nei supermercati. Il primo aha moment è stato quando ho visto in un Leclerc cassette di albicocche con sopra l’indicazione “per fare la marmellata”. Cioè, i francesi fanno la marmellata in casa?! Oramai sono abituata all’efficienza olandese, per cui ogni aspetto della vita civile è predisposto in modo da essere frugale e proficuo. E i francesi impiegano tempo e energia per fare qualcosa che può essere efficientemente comprato al supermercato? Nei Paesi Bassi il cibo non è piacere o cultura ma carburante: non conta il sapore o la varietà, conta solo la sua abilità di fornirci energia per poter sopravvivere e soprattutto lavorare. Per questa ragione il pranzo olandese è costituito tutti i giorni – sì, anche nel weekend – da un panino con una fetta di formaggio, da consumarsi spesso e volentieri camminando. L’idea di “sprecare” tempo per fare la marmellata mi pare meravigliosamente inefficiente e mi ha fatta sorridere.

La seconda bella sorpresa è stata alle casse. Mi sono silenziosamente messa in coda con una baguette e una bottiglia di acqua in mano quando una signora mi ha fatto segno di passare davanti, e ha persino chiesto alla signora davanti a lei, che aveva comprato cibo per un reggimento, di farmi passare. Qui in Olanda non mi è mai successo, nemmeno quando ero incinta al nono mese. È vero che grazie alle casse automatiche le code sono poche, ma è anche vero che nei pochi negozi in cui esistono ancora vengono rispettate religiosamente. Sono rimasta a bocca aperta e mi sono sentita un pochino a casa, un concetto che per un expat è difficile da spiegare.

2 pensieri su “La cultura al supermercato”

  1. Hai perfettamente ragione, è una cosa che mi diverto a fare anch’io quando sono in giro. Quello che dici mi ricorda un bellissimo post che Elena Chesta, del blog Comidademama ora purtroppo defunto, sullo stesso concetto, ovvero che l’assortimento in certi grandi negozi ti dice molto di come la gente si gestisce la vita, facendo una disamina azzeccatissima su HEMA.

    Ora molte delle cose che mi riporto io non sono prese al supermercato, anche se nell’unico anno in cui ho avuto un furgoncino mi riportavo a ogni rientro dall’Italia grandi scorte di pasta, pelati e fagioli borlotti e cannellini che sono la nostra salvezza nei giorni in cui nessuno ha voglia di cucinare. E olio del frantoio vicino casa. E alcuni articoli di cibo e ammennicoli per il cane dell’Eurospin fino a quando non ho scoperto di poterli trovare anche tra Lidl e Action (#sempresialodataAction).

    Sulle differenze tra i prodotti di pulizia feci a suo tempo un post su quelli preferiti dalla casalinga/o olandese e i suoi corrispettivi italiani.

    Sul fatto di far passare qualcuno alla cassa al Dirk davanti casa vecchia lo si faceva abbastanza assiduamente, d’altronde era un quartiere di pensionati e gente a basso reddito, quindi forse per molti l’uscita al supermercato non era dettata da problemi di efficienza e scarso tempo.

    Di fatto io frequento il meno possibile AH per principio e altre catene per motivi logistici, per cui in genere faccio la spesa nei negozi etnici oppure a Dirk e Lidl e magari le dinamiche e anche le selezioni di prodotti sono diverse, ma riconosco molto di quello che dici.

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    1. I fagioli borlotti secchi!! Li compro anch’io sempre in Italia, insieme alle lenticchie marchigiane! Compro l’olio da un frantoio in Lunigiana (condivido il costo di spedizione con una coppia di francesi molto foodie, come me).

      Anche io frequento i negozi dei turchi: ho iniziato perché le melanzane costavano poco, poi le olive erano più buone… e ora prendo moltissime cose. Ho trovato persino la candeggina per vestiti, l’unica soluzione alle macchie che mi porta a casa dall’asilo mia figlia… l’unico problema è che le istruzioni sono in turco, però diluita funziona benissimo. Faccio la spesa settimanale anche io da Lidl ma ho un AH vicino a casa e continuo ad andarci quando mi manca qualcosa di piccolo, così continuo a frequentarlo e a osservare.

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