Questione di stile

Quando mi sono trasferita all’estero uno degli aspetti che più mi ha colpita positivamente è stato lo stile di abbigliamento delle donne. Per “stile” non intendo il buon gusto nella scelta e nell’abbinamento di capi e colori, perché noi italiane siamo abituate a osservare regole assolutamente ignote nel nord Europa. Intendo la maggiore libertà con cui le donne scelgono cosa indossare. Avevo 26 anni, e mi era stato insegnato che la fase in cui è accettabile indossare minigonne ultracorte e shorts che lasciano poco spazio all’immaginazione termina intorno ai 30 anni, ma si può prolungare nelle località marittime. Mi è bastato prendermi una birra in un pub di Newcastle per capire di avere ancora molti anni di minigonne estreme davanti a me, sempre che la prospettiva mi interessasse.

La stessa situazione si è ripetuta in Olanda. Appena il termometro ha sfiorato i 23 gradi ho incontrato donne sulla sessantina con indosso pantaloncini corti decisamente molto sopra il ginocchio e top ultra-scollati con reggiseno a vista. Quando la temperatura ha raggiunto i 30 ho visto persino colleghe insegnanti in prendisole. Potete poi facilmente immaginare gli effetti collaterali legati all’abitudine di indossare minigonne e abitini svolazzanti anche quando si va in bici. Anche qui ho abbracciato questa tendenza con grande joie de vivre e atteso con ansia le giornate più tropicali per sfoggiare vestitini e pantaloncini che in Italia sarebbero stati relegati al percorso casa-spiaggia.

Così capite che sono rimasta alquanto sorpresa quando ho scoperto che la maggior parte dei miei studenti olandesi crede le italiane vestano in modo sconcio. In seguito ad approfondite analisi ho capito che a monte di questo luogo comune ci sono i quiz televisivi di RAI1 e Canale5. Per qualche strana ragione – garantisco, io non c’entro – devono aver pensato che seguirli potesse aiutarli a migliorare il loro italiano. Così alcuni di loro ancora faticano a comprendere le indicazioni stradali, ma sanno dire “Ghigliottina!” e “La accendiamo?”. Ho cercato di spiegare che le italiane non vanno solitamente in giro vestite come le vallette TV e non fanno balletti ammiccanti in pubblico ma non c’è stato nulla da fare. Poi ho avuto la pessima idea di invitarli a guardare il Festival di Sanremo e di chiedere la loro opinione, e il giudizio è stato sempre lo stesso: vi vestite con le tette di fuori e vi truccate in modo troppo appariscente.

Per molto tempo ho continuato a chiedermi come facessero a sostenere questa opinione. Il punto è che hanno davanti a loro ogni settimana la sottoscritta, rigorosamente intabarrata da testa a piedi in strati su strati di lana da ottobre ad aprile inoltrato. Pensavo di far venire loro qualche dubbio, e invece niente. E poi non riuscivo a capire come facessero a rimanere convinti della loro idea dato che vanno ogni estate in vacanza in Italia e girano la penisola in lungo e in largo. Poi finalmente ho trovato la soluzione dell’enigma: la risposta va cercata nel confirmation bias. In pratica, consiste nel cercare instancabilmente conferme alle proprie ipotesi ignorando tutte le prove contrarie. In una grande città italiana probabilmente l’attenzione dei miei studenti sarà stata attratta dalle poche ragazze giovanissime in shorts, e avranno ignorato la folla di trentenni e quarantenni intorno a loro poco truccate e molto vestite.

Il confirmation bias è una pratica molto comune da sempre in tutte le culture. Perciò, vi invito a sfruttare questo mio post per riflettere sui luoghi comuni che avete degli stranieri: sono sostenuti da dati oggettivi, o quando avete visitato quel Paese eravate a caccia disperata di conferme ai vostri stereotipi? Vi faccio qualche esempio: i francesi con cui avete parlato in vacanza erano davvero tutti altezzosi, o forse vi è bastato un rapidissimo scambio con un cameriere stanco e stressato circondato da un branco di turisti chiassosi per maturare questa teoria? Dite che la cucina tedesca è terribile ma le vostre uniche esperienze al riguardo sono limitate ad autogrill? Vi è bastato vedere la cianfrusaglia in vendita nei negozi per turisti di Londra per convincervi che gli inglesi adorano Sua Maestà? Se la risposta a queste domande è sì, forse dovete spingere il vostro sguardo un po’ più in là.